La famiglia svolge un ruolo decisivo quale soggetto sociale a beneficio dell’intera società, e questo è ormai un dato largamente condiviso. Questa consapevolezza però non ha portato sinora ad adottare misure volte a favorire una politica della famiglia. La famiglia viene intesa il più delle volte solo quale voce di spesa del bilancio pubblico, e non anche quale risorsa strategica per lo sviluppo complessivo dell’intera società. Tale spesa pubblica, peraltro, è, in genere, più bassa che nella media UE di circa la metà, attestandosi al 4%.
Inoltre le politiche per la famiglia attuate in Italia non sono immaginate come facente parte di un sistema integrato per la promozione della famiglia nel suo insieme, siano esse di natura economica o di erogazione di servizi diretti o agevolazioni riguardo il tempo del lavoro. Sono invece previste per segmenti legati ad eventi, quali l’età del singolo componente il nucleo familiare, oppure a condizioni specifiche, ad esempio per non autosufficienza. Di fronte quindi ad una risposta statale debole, come impianto e come risorse, bisogna ripartire dal Comune, per ridare slancio e vigore alle politiche familiari. I Comuni, infatti, rimangono sempre al primo posto come punto di riferimento istituzionale delle famiglie.
È a partire dal livello locale, quindi, che deve avere inizio quell’attività di promozione di una nuova visione della famiglia, intesa come un bene comune per l’intera società. Le politiche familiari devono ridurre l’approccio su base emergenziale attuale per arrivare a essere strumento di promozione della famiglia nel suo insieme, a prescindere dallo specifico bisogno, ancorché rilevante. Le politiche familiari vanno pensate in termini prioritari rispetto all’agire del Comune, e vanno pensate aventi quali destinatari le famiglie in quanto tali e non per singoli soggetti che ne fanno parte singolarmente. Agendo in questi termini la durata dei provvedimenti deve risultare strutturale e tale da averne certezza negli importi e negli anni.
Prima politica strutturale ella famiglia è quella fiscale: il “fattore famiglia” va considerato in ogni azione di prelievo fiscale comunale (tassa sui rifiuti, mense scolastiche, asili nidi) , rendendolo dato certo nel tempo e nella sua misurazione, a prescindere da ulteriori fattori in capo ai singoli componenti la stessa, che possono solo essere incrementativi. Una seconda linea di intervento riguarda tutte quelle misure che tendono a ridurre l’incertezza oggi gravante sulle famiglie, soprattutto su quelle giovani. Si tratta di ipotizzare una qualche forma di reddito minimo permanente integrativo e/o sostitutivo alla famiglia sino alla maggiore età dei minori, in sostituzione dell’ormai obsoleto concetto di sussidi integrativi del reddito familiare. Questo perché, laddove si verifichi una assenza o forte riduzione del reddito, possa essere garantita la sussistenza della famiglia. Bisogna infine favorire la sviluppo di GAS o similari (gruppi acquisto solidale su base associativa familiare) su base territoriale (al massimo municipale, meglio a livello di quartiere) per poter garantire un sistema di domanda sociale di beni e servizi aggregata che consenta risparmi economici da un lato, e maggiore conoscenza dell’offerta migliore esistente. Realizzare un modello per Roma di Distretto famiglia come ad esempio in Trentino.
Qualche esempio
L’obiettivo: sostenere i progetti di vita
La Provincia Autonoma di Trento ha iniziato nel 2004 un ripensamento delle proprie politiche familiari: un ripensamento condotto sulla base della valorizzazione delle capacità dei vari attori (pubblici, privati, di terzo settore) e delle famiglie, singole o associate, di auto-organizzarsi e di rispondere in modo adeguato ai propri bisogni. L’obiettivo della Provincia era ed è la creazione di un sistema integrato di servizi che tenga in conto i bisogni delle famiglie e le risposte strutturali presenti o sperimentabili sul territorio. Il sostegno ai progetti di vita delle famiglie fa sì che la politica familiare non abbia come primo riscontro il lavoro sul disagio, ma operi sulle aspettative per incidere sulle scelte delle famiglie. La Provincia di Trento ha puntato sulle funzioni economiche, riproduttive, sociali ed educative della famiglia, non considerando tale nucleo in primis come un soggetto debole e bisognoso, ma relazionalmente attivo e capace. La famiglia non necessita di un costante controllo pubblico, tramite norme incisive o elargizioni monetarie abbondanti, che creano dipendenza. La famiglia stessa sa delineare il suo progetto di vita.
Gli strumenti: una pluralità messa a sistema
Nei nove anni di sperimentazione del modello trentino sono nati diversi strumenti per accompagnare le famiglie nei loro progetti di vita: l’audit per la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia, la certificazione territoriale e familiare per dare visibilità alle misure “family-friendly” (qui), la progettazione dei servizi familiari, i buoni di servizio per le attività estive, i vademecum sulle nuove tecnologie, i progetti di accoglienza familiare.
Il principale strumento per valorizzare l’apporto di ogni singolo soggetto è la certificazione familiare che avviene attraverso la creazione di marchi di attenzione, il cosiddetto marchio “Family in Trentino”.
“Family in Trentino” viene rilasciato gratuitamente a tutti gli operatori che nella loro attività si impegnano a rispettare specifici criteri (standard di servizio e/o politiche di prezzo) per soddisfare le esigenze della famiglia, sia residente che ospite. Chi aderisce al progetto si impegna ad offrire servizi, prodotti di qualità e significative politiche attive di attenzione alla dimensione “famiglia”, inoltre deve rispettare i requisiti richiesti per l’attribuzione del marchio. Alberghi, musei, Comuni, terme, impianti sciistici, associazioni sportive, imprese profit e no-profit, servizi ad hoc hanno ricevuto più di 200 marchi family-friendly.
Di fronte ad un interesse crescente, la Provincia ha voluto dare una prospettiva di sistema: tramite la legge n.1/2011 “Sistema integrato delle politiche strutturali per la promozione del benessere familiare e della natalità” tutte le sperimentazioni e gli strumenti messi in campo in Trentino hanno assunto una prospettiva di lunga durata.
La governance: un modello di partnership pubblico-privato
La Provincia ha costruito questo progetto in collaborazione con un’associazione di promozione sociale, il Forum Trentino delle Associazioni Familiari. La governance del progetto di politiche familiari è duale: l’Agenzia per la Famiglia è l’organo della Provincia che ha la responsabilità pubblica dell’intervento e del coordinamento delle azioni; il Forum ha il ruolo di attivatore dell’ambiente delle famiglie e delle loro associazioni. Il punto di incontro dei due attori è lo Sportello Famiglia: pensato e agito come un hub della rete. Tramite questo hub il sistema scambia informazioni tra l’interno e l’esterno, pensa e riformula i servizi, eroga i marchi, si relaziona con i Comuni, le famiglie, le associazioni.
La cornice strutturale e di senso
La cornice strutturale e di senso del “Territorio Amico della Famiglia” è divenuto il Distretto Famiglia, ossia un territorio, spesso una valle, accogliente ed attrattivo per le famiglie. Nella legge provinciale 1/2011, il Distretto Famiglia viene definito, all’art. 16, come “circuito economico e culturale, a base locale, all’interno del quale attori diversi per ambiti di attività e finalità operano con l’obiettivo di promuovere e valorizzare la famiglia e in particolare la famiglia con figli. Il distretto per la famiglia consente: a) alle famiglie di esercitare con consapevolezza le proprie funzioni fondamentali e di creare benessere familiare, coesione e capitale sociale; b) alle organizzazioni pubbliche e private di offrire servizi, anche a carattere turistico, e interventi qualitativamente aderenti alle esigenze e alle aspettative delle famiglie, residenti e ospiti, e di accrescere l’attrattività territoriale, contribuendo allo sviluppo locale; c) di qualificare il territorio come laboratorio strategico all’interno del quale si sperimentano e si integrano le politiche pubbliche, si confrontano e si rilanciano le culture amministrative, si innovano i modelli organizzativi, in una dimensione di incontro e confronto nell’ambito del contesto nazionale ed europeo”
Il distretto offre dunque servizi, incentivi e interventi che rispondono ai bisogni e alle aspettative delle famiglie, sia residenti che turiste. Il distretto compie le sue attività aggregando risorse e attori che condividono lo scopo di accrescere il benessere familiare sul territorio. L’idea di fondo è che il benessere familiare cresca al crescere del capitale sociale (reti, norme, fiducia…) familiare e all’attrarre risorse nuove sul territorio. Il Distretto Famiglia promuove l’aggregazione reticolare di servizi ed attori plurali che hanno a cuore lo sviluppo territoriale e l’agio familiare. Gli attori del distretto sono tutti i soggetti che, su quel territorio, interagiscono con le famiglie: le autonomie locali, le associazioni di famiglie e le organizzazioni di Terzo settore, gli attori economici for-profit e no-profit. Ad oggi sono sette i Distretti Famiglia attivi in Trentino: Val Rendena, Valle di Non, Valle di Fiemme, Valle di Sole, Valsugana e Tesino, Alto Garda, Rotaliana-Königsberg.